Convegno “Dalla Grande Guerra ai Fronti Africani: i Sardi, Eroi senza Tempo”
A più di cento anni dalla fine della prima guerra mondiale, Giuliano Chirra, un medico con la passione per la storia militare, ha reso omaggio alla memoria dei caduti sardi dedicando loro un'opera in tre volumi, 'Mortos in terra anzena' (Furono ben 1845 i soldati isolani caduti fuori dai confini nazionali: 650 in Libia, Albania, Macedonia e Francia, 1.200 nei campi di prigionia). Nel totale dei 13.800 caduti sardi (approssimati per difetto dalle autorità militari) i morti all'estero rappresentano, spiega Chirra nella sua opera, il 10%. Caduti che la Sardegna non ha dimenticato. Con 600 mila abitanti censiti nel 1913, la Sardegna è, infatti, la regione italiana che in proporzione ha pagato il prezzo altissimo durante la Grande Guerra e per questo ogni famiglia ha ancora vivo il ricordo dei congiunti che non sono mai tornati. Partendo dal concetto che la memoria storica della Grande Guerra non può essere circoscritta solo alla Brigata Sassari, Chirra ha cominciato un viaggio sulle tracce di quei 1.845 sardi mai tornati che in sette anni lo ha portato in tutta Europa. Al termine della ricerca è nata l'opera in tre volumi . La “fatica storica” dell’Autore non si ferma ancora … In una narrazione temporale ricca di eventi bellici e sociali si materializza l’ultima ricerca che lo ha tenuto impegnato per ben quattro anni e mezzo, richiamando alla memoria tutti quei soldati sardi caduti sui Fronti africani, nei deserti dell’ Africa Settentrionale, nell’ Africa Orientale, in Abissinia, in Eritrea ed in Somalia, tra il 1940 ed il 1943 . Una attenta disamina storica che mette a confronto due Generazioni di Sardi, padre e figli, che hanno vissuto, combattuto e sofferto i due grandi eventi bellici fino ad offrire la propria vita per un ideale di lealtà e onore. “Abbiamo iniziato questo progetto di storia, relativo alla Prima Guerra Mondiale qualche tempo fa. Attraverso questo studio ci siamo proposti il raggiungimento di alcuni obiettivi, primo fra tutti quello di cercare di ridare dignità storica ai reduci, caduti e dispersi dei nostri paesi che hanno preso parte al Primo Conflitto Mondiale. In secondo luogo ci siamo resi conto di aver studiato una “storia diversa”, fatta di volti quasi familiari, molto lontana da quella classica da manuale che abbiamo sempre ragionevolmente studiato. Ci siamo avvicinati oltremodo a quella che è stata la Grande Guerra che ha visto combattere, nei suoi tristi scenari bellici, i nostri nonni e bisnonni. Abbiamo sentito questo Conflitto “di casa”, forse perché di casa lo è sempre stato pur non rendendocene pienamente conto. Questo, per noi, rappresenta il raggiungimento di un grande obbiettivo; l’aver dato un volto a persone che hanno combattuto per la nostra autonomia in condizioni estreme ha costituito per noi ragione di analisi storica vista da una diversa prospettiva, appassionandoci e riflettendo su quanto è stato, senza mai dimenticare che il benessere dei popoli non lo si raggiunge con la guerra, bensì con la Pace”.
Gli alunni della classe 5B “Brau”